Domande per chi scrive (Abbiamo le risposte)


Una premessa

Ecco finalmente i risultati del questionario “Domande per chi scrive”, lanciato con la mia newsletter “Lavori per chi scrive” il 21 gennaio 2024 e rimasto aperto fino al 21 febbraio.

Va da sé che i dati che presento non hanno valenza scientifica né statistica, ma offrono sicuramente uno spunto di riflessione e uno spaccato (per quanto parziale) della realtà di chi lavora in maniera indipendente.

Se volete ripubblicare qualche informazione, potete farlo citando correttamente la fonte (“Domande per chi scrive”) e includendo un link a questa pagina. Se volete supportare questa iniziativa (che, non lo nego, ha richiesto un bel po’ di tempo e lavoro), potete sempre offrirmi un caffè virtuale 🙏

Grazie mille di tutta la disponibilità!

A presto,
Cristiana


👩‍💻 Le risposte

Il questionario ha raccolto 379 risposte anonime. Non tutte le risposte erano obbligatorie e non tutte le persone che hanno partecipato hanno compilato la scheda nella sua interezza. 

Ci sono stati 26 casi in cui si è indicato di non lavorare come freelance nel campo dell’informazione e della comunicazione. Questi sono stati omessi dall’analisi (eccetto per quanto riguarda la prima domanda).

I numeri sono stati tutti arrotondati alla cifra intera più vicina (per esempio, “2,3” diventa “2” e “2,8” diventa “3”) per facilitare la lettura.

Procediamo.


Lo stato del lavoro freelance

Partiamo dalle basi. Avrei potuto sicuramente formulare meglio la domanda “Lavori come freelance nel campo dell’informazione e della comunicazione?”, ma dalle risposte ricevute credo si possa dedurre che 249 partecipanti lavorano esclusivamente come freelance e 104 solo in parte (in tutto, il 93%).

Di questo totale, solo una minoranza ha meno di 1 anno di esperienza (10%). Mentre oltre un quarto (27%) ha superato la fase iniziale e sta consolidando la propria posizione (1-3 anni). Particolarmente interessante è che un altro 27% del campione abbia oltre 10 anni di esperienza, sottolineando la presenza di un nutrito gruppo con alle spalle un percorso duraturo.

Una scelta sostenibile nel tempo?

Finora, i numeri sembrerebbero offrire una visione del lavoro freelance come un percorso sostenibile a lungo termine. Ma un’analisi più dettagliata delinea un quadro piuttosto complesso.

Prendendo in esame le risposte di chi lavora esclusivamente come freelance, si nota che, sebbene con l’esperienza aumenti l’accesso a fasce di reddito più alte, la maggioranza dei rispondenti ha percepito meno di 20.000 Euro lordi nel 2023, a prescindere dagli anni di lavoro alle spalle.

  • Il 75% di chi è freelance da meno di 1 anno rientra nella fascia di reddito al sotto dei 20.000 Euro (com’è più comprensibile, agli inizi). Quasi il 21% raggiunge tra i 20 e i 40.000 Euro.
  • Anche il 69% di freelancer con 1-3 anni di esperienza si colloca nella fascia più bassa. Ma si registra un incremento (28%) tra i 20 e i 40.000 Euro che suggerisce un inizio di progresso economico.
  • Per chi ha dai 3 ai 5 anni, la percentuale di chi raggiunge tra i 20 e i 40.000 Euro arriva al 35%, nonostante emerga ancora una prevalenza (65%) nella fascia al di sotto dei 20.000 Euro annui.
  • La tendenza si attenua per chi ha dai 5 ai 10 anni di esperienza. Nonostante il 49% abbia percepito meno di 20.000 Euro, una porzione crescente dei rispondenti si sposta su fasce di reddito superiori, segnalando un progresso graduale. Oltre il 39% raggiunge un reddito tra i 20 e i 40.000 Euro e quasi il 10% tra i 40 e i 60.000.
  • Infine, il gruppo con oltre 10 anni di esperienza presenta la più ampia varietà di fasce di reddito, ma quasi il 62% si colloca ancora al di sotto dei 20.000 Euro. Un singolo caso (UNO!) ha raggiunto oltre gli 80.000 Euro.

2022 vs 2023

Il confronto tra il 2022 e il 2023 mostra una dinamica interessante. Nonostante le sfide, una porzione significativa di chi lavora in maniera indipendente (anche solo in parte) ha registrato una crescita del reddito relativa alle attività da freelance nel 2023.

Tuttavia, il quadro è variegato: oltre la metà (circa 52%) ha visto il proprio reddito rimanere invariato o addirittura diminuire, evidenziando l’incertezza che può caratterizzare il lavoro. (In 48 – quasi il 14% – non hanno ritenuto applicabile la domanda sulla variazione di reddito, perché hanno intrapreso il percorso freelance da meno di un anno o per altri motivi.)

I clienti

L’analisi del rapporto tra il numero di clienti e il reddito suggerisce una correlazione moderata: generalmente, a un maggiore numero di clienti si associa un incremento del reddito. Solo il 4% ha però superato i 10 clienti nel 2023, mentre la maggior parte (81%) si colloca tra 1 e 5 clienti.

Analizzando le risposte di chi lavora esclusivamente come freelance:

  • Chi ha avuto 1-5 clienti tende maggiormente a trovarsi nella fascia di reddito al di sotto dei 20.000 Euro (70%), con una minore rappresentazione nelle fasce di reddito più alte.
  • Per freelancer con 6-10 clienti, la percentuale di chi si trova nella fascia sotto ai 20.000 Euro diminuisce al 47%, con un incremento significativo nella fascia 20.000 – 40.000 Euro (38%) e una presenza anche nella fascia oltre gli 80.000.
  • Il gruppo di chi ha avuto oltre 10 clienti mostra una distribuzione diversa, con la maggioranza (69%) nella fascia tra i 20.000 e i 40.000 Euro lordi, e una percentuale non trascurabile nella fascia tra i 60.000 e gli 80.000 Euro (15%).

In generale, si lavora soprattutto con realtà italiane (quasi l’87% dei casi). Ho cercato di capire se questo abbia ripercussioni sul reddito, ma il lavoro con realtà estere non è necessariamente associato a un reddito più alto.

Le tipologie di attività

Forse una migliore chiave di lettura dell’indagine può arrivare dai risultati relativi alle tipologie di attività svolte. Questi sono, nell’ordine, i 10 ambiti in cui si sono concentrate:

  1. Giornalismo/redazione (58%)
  2. Contenuti per il web (blog, articoli online) (58%)
  3. Copywriting (33%)
  4. Social media (32%)
  5. Ufficio stampa (20%)
  6. Revisione e editing (19)
  7. Formazione (14%)
  8. Eventi (speaker, moderator, ecc.) (13%)
  9. Ghostwriting (11%)
  10. Scrittura creativa (11%)

NOTA: Questa era una domanda a risposta multipla, le percentuali riflettono la proporzione di rispondenti che hanno selezionato ogni specifica opzione.

Sicuramente anche questa è una domanda che avrei potuto formulare meglio 😬
Alla voce “Altro” sono uscite tantissime attività (dalla SEO allo UX Writing ai podcast), segno che c’è un pool di talenti diversificato e aggiornato rispetto all’evoluzione del lavoro.

💡 La mia idea (ma potrei sbagliarmi) è che la prevalenza di attività legate al giornalismo (quelle indicate alle voci “Giornalismo/redazione” e “Contenuti per il web (blog, articoli online)”, un campo noto per offrire compensi spesso inadeguati, potrebbe spiegare la concentrazione nelle fasce di reddito più basse tra chi ha risposto al sondaggio.

Il lavoro da remoto

Il lavoro da remoto emerge ormai come una realtà consolidata tra freelance, come mostrano i dati. 252 (71%) persone hanno risposto e 99 (28%) in parte alla domanda “Come freelance, lavori da remoto?”. A queste si aggiungono 1 no e 1 risposta lasciata in bianco (NA).

Questa modalità di lavoro può favorire la flessibilità e l’accesso a un mercato più ampio, rimuovendo barriere geografiche e offrendo l’opportunità di gestire più facilmente diversi progetti contemporaneamente, aumentando le possibilità di diversificare le fonti di reddito.

Tuttavia, bisogna ricordare che il lavoro da remoto comporta un contesto di concorrenza globale e può rendere più difficile bilanciare il lavoro con la vita privata – che come vedremo di seguito, è un problema sentito.

Le sfide

NOTA: Anche questa era una domanda a risposta multipla, le percentuali riflettono la proporzione di rispondenti che hanno selezionato ogni specifica opzione.

Che cosa preoccupa maggiormente chi lavora da freelance? La stabilità del reddito su tutto, segnalata da circa il 72% dei partecipanti. Questo dato non sorprende, considerando la natura spesso episodica del lavoro, che rende difficile prevedere e pianificare il flusso di entrate.

Trovare nuovi clienti o incarichi è un’altra grande sfida, riconosciuta dal 64% dei rispondenti. Questo riflette la necessità costante di espandere la propria rete e di cercare attivamente opportunità di lavoro.

L’equilibrio tra lavoro e vita privata e la gestione del tempo e delle scadenze, sono state indicate rispettivamente dal 37% e dal 34% delle persone, sottolineando come la flessibilità del lavoro freelance possa trasformarsi in un’arma a a doppio taglio.

Mantenere l’originalità e la qualità dei contenuti è una sfida per oltre un quarto dei rispondenti (28%). Infine, l’aggiornamento sulle tendenze del mercato editoriale è una preoccupazione per il 17%, mostrando una consapevolezza della necessità di restare al passo con i cambiamenti del settore.

E quindi? (Un annuncio)

Questi dati non sono solo numeri. Sono storie personali di freelance che hanno più punti in comune che differenze, come dimostrano anche i risultati. E in un mondo del lavoro che sembra incoraggiare una competitività alienante, credo che la nostra risposta debba essere di solidarietà e collaborazione.

È con questo spirito che è nata la mia newsletter “Lavori per chi scrive”. E con lo stesso spirito ho deciso di lanciare un nuovo progetto nei prossimi mesi: “SENZA REDAZIONE,” una piattaforma per fare rete, crescere e trovare soluzioni condivise alle sfide di un sistema che troppo spesso non ci sostiene né valorizza.

Portate pazienza, sto lavorando al sito.
Ma intanto, se volete, potete seguire @senzaredazione su Instagram per scoprire i prossimi aggiornamenti.

THE END

(Per ora, almeno)